Il Tempietto Rossiniano è situato nel settecentesco Palazzo Olivieri di proprietà della Fondazione Rossini, acquistato utilizzando parte dell’eredità che Gioachino Rossini lasciò alla città di Pesaro da lui nominata sua erede universale.

Il palazzo è stato affrescato dal pittore pesarese Gian Andrea Lazzarini (1710-1801) e dai suoi allievi; nella sala antecedente al Tempietto (la cosiddetta Sala dei Marmi) sono raffigurate le vicende storiche della comunità pesarese dalla nascita della città. Particolare curioso: quelli che sembrano veri marmi sono invece frutto di una tecnica particolare che usa scagliola mescolata a colore.

Nel Tempietto Rossiniano sono custoditi gli autografi delle opere rappresentate a Napoli per la prima volta – Elisabetta regina d’Inghilterra (4 ottobre 1815), Otello (4 dicembre 1816), Armida (11 novembre 1817), La donna del lago (24 ottobre 1819), Maometto II (3 dicembre 1820) – e di Adina, che debuttò il 22 giugno 1826 a Lisbona, ma che fu composta nel capoluogo partenopeo. Tutte le opere sopra citate – ad eccezione di Adina, Otello e La donna del lago – sono oggi esposte al Museo Nazionale Rossini.

Al Tempietto sono conservati i Péchés de vieillesse: composizioni cameristiche che Rossini scrisse nell’ultima parte della sua vita e destinò al proprio “salon” parigino.

Nei Péchés Rossini incluse anche la Petite messe solennelle, composta poco prima della morte del Maestro, che la dedicò con un commosso post scriptum al “buon Dio”. Il Tempietto custodisce la versione orchestrale della composizione, mentre la versione cameristica è oggi visibile al Museo Nazionale Rossini.

Oltre al lascito diretto di Rossini il Tempietto ha arricchito la propria collezione negli anni con altri manoscritti di pugno del Maestro. Tra di essi spicca l’unica porzione rimasta in autografo (e dunque il più antico autografo teatrale di Rossini): il Quartetto della sua prima opera, Demetrio e Polibio. La Banca delle Marche ha acquistato un’aria da inserire in un’opera di Giuseppe Mosca secondo un’abitudine ottocentesca praticata anche da Rossini specie negli anni giovanili. Da menzionare è anche l’autografo de Il voto filiale, una piccola cantata che Rossini compose a Napoli nel 1820 per Francesca Gnecco, figlia dell’impresario Emanuele.

Vi è anche uno dei fogli d’album che Rossini soleva riservare come cadeau agli amici e agli ammiratori sullo stesso testo di Metastasio, un “Mi lagnerò tacendo” firmato e datato “Gioacchino Rossini 1850, Firenze”, pervenuto in deposito dal Comune di Pesaro cui l’ha donato generosamente Carlo Damerini.

A questi si sono aggiunti:

  • gli autografi rossiniani della collezione Lord St. Davids acquistata con il concorso delle istituzioni pubbliche e private;
  • le lettere indirizzate ai genitori;
  • l’autografo dell’Aria di Maometto da Maometto II donato da Bruno Cagli in memoria di Wolframo Pierangeli;
  • sedici lettere indirizzate da Rossini al celebre cantante bolognese Domenico Donzelli;
  • altre lettere che testimoniano dell’attività di Rossini quale principale responsabile della conduzione del Théâtre Italien di Parigi e forniscono interessanti particolari sui rapporti e sullo scambio di artisti tra il teatro parigino e il Teatro di San Carlo di Napoli.

Un settore apposito era dedicato alle numerosissime onorificenze che Rossini ricevette nel corso della sua vita, da sovrani, governi ed associazioni di tutto il mondo, oggi esposte al Museo Nazionale Rossini di Pesaro. È stato parimenti spostato al Museo, nella sala dedicata agli ultimi anni di vita, il dipinto di Gustave Doré che ritrae Rossini sul letto di morte.

Nella parte superiore delle teche vengono custodite lettere ed immagini di Rossini e dei suoi genitori.

Attiguo al Tempietto c’è uno studiolo affrescato con decorazioni ispirate a temi religiosi, alludenti alla pacificazione tra gli uomini e Dio dopo il peccato originale e all’esaltazione civile della pace e della giustizia.